Lettera a un soldato
Lettera a un soldato. Caro Dimitri, Caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel… e caro Yuri. E ci metto dentro anche caro Vladimir perché in tutta la Russia ci sarà pure un Vladimir normale. Caro Miscia, ti scrivo dall’Italia, paese che conoscerai per il calcio, la pizza e il programma dove ci prendete per il cu*o ogni Capodanno… Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada, e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli. Caro Boris so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa, hai 20 anni, ti han messo un fucile in mano e ti han mandato in un posto che non sai manco dov’è. Sei diventato una pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare. Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra che è il modo più infame. E più questa assurda follia va avanti e più ho compassione per te. Perché alla tua età, a 20 anni, caro Vania dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti